Parola per la settimana: Toccare

Toccare = venire a contatto con qualcuno o con qualcosa.

Quando una cosa ti tocca, vuol dire che ti colpisce, che fa nascere in te qualcosa di nuovo. Quando la parola di qualcuno ti tocca, vuol dire non solo che la ascolti, ma che arriva a guardare dentro di te e la lasci entrare. Vuol dire che non sei più solo nella tua solitudine ma che qualcuno ti incontra, che il tuo cuore diventa degno di essere amato perché quella parola entra non con violenza, ma con riconoscenza. Una parola ti tocca quando ti riconosce, quando dà il nome alle cose, quando non ti violenta, non spaventa … ma purifica!

Il Maligno ci fa guardare con giudizio negativo la nostra fragilità, lo Spirito invece la porta alla luce con tenerezza. È la tenerezza la maniera migliore per toccare ciò che è fragile in noi. Il dito puntato e il giudizio che usiamo nei confronti degli altri molto spesso sono segno dell’incapacità di accogliere dentro di noi la nostra stessa debolezza, la nostra stessa fragilità. Solo la tenerezza ci salverà dall’opera dell’Accusatore (cfr Ap 12,10). Per questo è importante incontrare la Misericordia di Dio, specie nel Sacramento della Riconciliazione (la Confessione), facendo un’esperienza di verità e tenerezza. Paradossalmente anche il Maligno può dirci la verità, ma, se lo fa, è per condannarci. Noi sappiamo però che la Verità che viene da Dio non ci condanna, ma ci accoglie, ci abbraccia, ci sostiene, ci perdona. La Verità si presenta a noi sempre come il Padre misericordioso della parabola (cfr Lc 15,11-32): ci viene incontro, ci ridona la dignità, ci rimette in piedi, fa festa per noi, con la motivazione che «questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato» (v. 24). (da Patris Corde, Lettera Apostolica del Santo Padre Francesco, 8 dicembre 2020)

Il Signore Gesù nel Vangelo incontra il lebbroso, e prima lo tocca e poi gli dice “Lo voglio, sii purificato subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato, cioè su salvato. Prima il Signore “tocca” e poi “parla”. Come nella liturgia, tutti i gesti della Chiesa fatti nel nome del Signore sono gesti e parole. Gesti che mostrano la presenza del Signore e parole che ne spiegano l’efficacia.

Come cristiani siamo chiamati a guarire gli altri annunciando l’incontro con Gesù che salva … Toccalo e sarai salvata! Toccalo e sarai salvato! Questo è il modo con cui noi cristiani possiamo confortarci nella prova.

E la Chiesa oggi prolunga la presenza di Gesù Cristo e la sua opera nel mondo, perché ogni uomo incontrato dalla Chiesa e dalla grazia dello Spirito Santo riconosca la Sua presenza. Il Padre ha annullato in Cristo ogni separazione e distanza, perché nessuno di noi possa dire “Dio è lontano” quando incontra Cristo e la sua presenza.

Ma ricorda: serve a poco essere toccati e guariti da Cristo, se non si vive quella vita nuova che Lui ci ha donato!

Don Simone

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